Ero satura di nozioni e processi dialettici, ormai ero solo intenta a divertirmi, andare al mare, leggere qualche libro interessante, uscire con gli amici e infine recuperare qualche serie TV che avevo trascurato per lo studio. Tuttavia proprio non riuscivo a far tacere il mio “grillo parlante”, la mia mente era intrisa di programmi di studio, giorni di orientamento, consigli dei parenti insomma non facevo altro che pensare al secondo stadio importante del piano di studio: l'università. E' stato allora, nel periodo di installo, in cui ero in continua lotta con me stessa che ho trovato una delle passioni che custodisco gelosamente: la lettura dei manga. Leggevo articoli e libri su come diventare un editor, o una redattrice di manga, il mio obiettivo era comprendere la strada per fare qualcosa che mi piace: leggere e scrivere. Per poter arrivare al mio obiettivo, pensai di dover leggere quanto più potevo sull'argomento cosi cominciai a leggere tantissimi manga di vario genere, arrivai a duecento manga in poco tempo finchè non mi imbattei in Welcome to the NHK .
E'
di informazione comune che i manga e gli anime veicolano la maggior
parte della cultura, dai modi di comunicare al cibo, dagli usi ai
costumi, dalla storia ai miti. In linee generali, quindi, quando si è
immersi nella visione di un anime si apprendono molte informazioni
sul modo di vivere. Tuttavia Welcome
to the NHK
oltre a fornire informazioni sugli atteggiamenti e sui miti del
popolo d'Oriente, nella mia mente, ha aperto le porte di un modo di
cui ignoravo l'esistenza, un mondo in cui emerge una figura che ai
giorni nostri se non fosse stato per la lettura di questo manga,
etichetterei anch'io come un semplice emarginato.
Difatti nel manga attraverso la delineazione
di Satou
Tatsuhiro, classico hikikomori giapponese, che vive recluso nel suo
appartamento, ha troncato ogni rapporto della dimensione sociale
dalla sua quotidianità, ha lascialo l'università e vive con i soldi
che gli
regalano i suoi genitori, riesce a trasmettere al lettore, le chiavi
di lettura principali per conoscere e apprendere quel che poi è
stato definito da alcuni esperti, come un campanello d'allarme. I
protagonisti della vicenda, sono un giovane hikikomori-neet ed il suo
relazionarsi con diversi personaggi disincantati che affrontano
problemi tipici della gioventù, difficili da superare. Tatsuhiro
Satō è un ragazzo che, ormai da ben 4 anni, vive rinchiuso nel suo
appartamento a Tokyo ed egli rappresenta perfettamente l'hikikomori
giapponese: ha mollato l'università, non ha un lavoro, non ha
contatti con altre persone e stenta a vivere con i soldi che gli
passano i genitori da casa.
I
dieci minuti del video selezionato, offrono diversi spunti di
riflessione.
Dal video si ha la possibilità di toccare diverse tematiche, come se fossero “estratte” direttamente dalla bocca di un hikikomori:
La prima cosa che salta all'occhio è l’ambientazione della stanza. Quest'ultima è caratterizzata da lattine vuote, panni stesi, riviste, in generale disordine e scarsa illuminazione.Una reazione, azione, di questa perenne oscurità può essere l’inversione del ritmo circadiano, della notte con il giorno. Infatti, le prime parole del protagonista dell’anime, Tatsuhiro Satō, sono:
Un
altro momento del video che fornisce una chiave di lettura, inizia
al minuto 3.18 circa, quando Saito guarda la porta e ragiona su
quanto sarebbe facile, in teoria, uscire per andare fino
all’appartamento accanto e bussare. Gli hikikomori, infatti,
credono di essere in grado di uscire quando lo desiderano,
raccontandosi spesso delle bugie del tipo “posso, ma non voglio”
. Il
filmato continua con una fantasia del protagonista, che
immagina come la gente lo guarderebbe se uscisse dalla sua stanza.
Nel video, si notano delle perchè che sono intente ad osservarlo,
che ridono alle sue spalle, che lo scherniscono e lo offendono. Il
periodo in cui inizia l'isolamento di Saito è quando afferma
“L’estate
del primo anno di università…”. Come
già è stato descritto nel primo capitolo, l'isolamento è una fase
critica in cui molti fattori cambiano e la paura di ciò che si
dovrà affrontare spesso è talmente forte che spinge l'interessato
al ritiro sociale. Nel
lungo momento di silenzio, nel video, sono evidenti gli elementi che
irrimediabilmente caratterizzano la vita di un recluso.
Un silenzio scandito dal frinire delle cicale, in cui domina l'inattività e l’apatia del protagonista. Scorrendo, si arriva al tema del “complotto”, quello che lui identifica nella “Nihon Hikikomori Kyokai”, traducibile come “Associazione Giapponese Hikikomori”.
E' palese la tendenza ad attribuire le cause della propria condizione a fattori esterni, come è evidente da frasi del genere “non è colpa mia se sono recluso, è colpa dei complotti contro di me”, e una sempre più crescente sfiducia nei confronti della società. Infine, il video offre anche l'occasione di trattare un’importante distinzione, quella tra hikikomori, otaku e neet.
A grandi linee: mentre l'Otaku è un termine giapponese che si riferisce a soggetti ossessivamente interessati a qualcosa, in particolare attinente al mondo dei manga, i Neet, Not in Education, Employment or Training, è un termine inglese che si riferisce alle persone che non studiano e non lavorano.
Dal video si ha la possibilità di toccare diverse tematiche, come se fossero “estratte” direttamente dalla bocca di un hikikomori:
La prima cosa che salta all'occhio è l’ambientazione della stanza. Quest'ultima è caratterizzata da lattine vuote, panni stesi, riviste, in generale disordine e scarsa illuminazione.Una reazione, azione, di questa perenne oscurità può essere l’inversione del ritmo circadiano, della notte con il giorno. Infatti, le prime parole del protagonista dell’anime, Tatsuhiro Satō, sono:
“Ultimamente
la mia testa ha qualcosa che non va… sarà perché dormo sedici
ore al giorno”.
Un silenzio scandito dal frinire delle cicale, in cui domina l'inattività e l’apatia del protagonista. Scorrendo, si arriva al tema del “complotto”, quello che lui identifica nella “Nihon Hikikomori Kyokai”, traducibile come “Associazione Giapponese Hikikomori”.
E' palese la tendenza ad attribuire le cause della propria condizione a fattori esterni, come è evidente da frasi del genere “non è colpa mia se sono recluso, è colpa dei complotti contro di me”, e una sempre più crescente sfiducia nei confronti della società. Infine, il video offre anche l'occasione di trattare un’importante distinzione, quella tra hikikomori, otaku e neet.
A grandi linee: mentre l'Otaku è un termine giapponese che si riferisce a soggetti ossessivamente interessati a qualcosa, in particolare attinente al mondo dei manga, i Neet, Not in Education, Employment or Training, è un termine inglese che si riferisce alle persone che non studiano e non lavorano.
A cura di
Charlie R.
Nessun commento:
Posta un commento