Sfido
chiunque, soprattutto se giovane e “digitalmente letterato”, ad ammettere di
non aver mai scritto nella barra bianca di Google esplicite richieste su come
riuscire a fare una maionese, installare un certo programma sul proprio device,
preparare una bevanda depurativa fatta in casa, ricucire il bottone della
camicia o togliere una macchia dalla propria t-shirt preferita.
Oltre all’ormai celebre WikiHow, il cosiddetto
manuale del “Come si fa” che offre un tutorial deliziosamente minuzioso su
qualsiasi cosa, dalla costruzione di uno Yoyo,
al fare un buon caffè;
la rete ha accolto a braccia aperte migliaia di youtuber, più o meno creativi e
artistici, che hanno inondato la celebre piattaforma di condivisione video con
DIY (Do It Yourself) e progetti fai da te, risvegliando l’uomo artigiano
presente nei nostri inconsci. Quello dei tutorial ormai è un business,
tantissimi youtuber vivono e pagano le loro spese esclusivamente grazie ai loro
upload che variano dalla realizzazione di semplici elementi decorativi fatti a
mano, a borse, collane, persino creme e profumi, attirando un pubblico
prevalentemente femminile.
Pur
non essendo comparabile alle piattaforme di e-learning ormai diffusissime e
alle lezioni online fornite da numerose e prestigiose università, in un certo
qual modo si può affermare che anche Youtube ha contribuito all’accrescimento
della conoscenza, soprattutto nella sua pratica, attraverso il movimento e l’azione
delle nostre mani. Imparare a fare qualcosa, anziché semplicemente conoscere un
concetto nella sua sterile teoria, oggi sembra facile e a portata di un click,
o di un delicato tocco sui nostri dispositivi touchscreen.
Come
i corsi di e-learning, anche i video DIY sono, a mio avviso, una forma di
democratizzazione della conoscenza nella nuova era del digitale: certamente,
guardare un video su come realizzare un certo make up, non farà di noi delle
esperte truccatrici; esattamente come seguire un seminario online non ci farà
acquisire le stesse competenze di un corso tradizionale; ma se intendiamo la
conoscenza come un continuum, allora questi utili strumenti non faranno altro
che spingerci a compiere sempre passi avanti, seppur piccoli.
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