mercoledì 3 giugno 2015

Italia VS e-learning



Oltre oceano e nei paesi a forte influenza anglosassone e maggiormente devoti all’utilizzo di nuove tecnologie, i corsi di formazione in modalità e-learning sono molto diffusi. Le offerte formative di questo tipo di e-learning non si fermano solo a semplici corsi di formazione; infatti, troviamo addirittura corsi di laurea svolti completamente on-line.
Il business in alcuni paesi sta crescendo e ci sono siti che arrivano ad offrire oltre 700 corsi di formazione da seguire comodamente on-line. Dai corsi di matematica a quelli per acquisire competenze informatiche a quelli per le conoscenze di business di base.


L’Italia quanto sta scommettendo sull’e-Learning?


  • PSTD (1997/2000), per l’introduzione di dotazioni hardware nella scuola e assistenza metodologica per il loro inserimento nella classe
  • Piano ForTIC 1 (2002/2005) e ForTIC 2 (2006/2008) per l’alfabetizzazione informatica dei docenti (moduli ecdl) e metodologica
  • Apprendere Digitale (2005/06) per l’integrazione dei contenuti digitali a supporto della didattica
  • Apprendimenti di Base (2005/06) per colmare le lacune individuate dall’indagine Ocse-Pisa nelle discipline di base (italiano, matematica e scienze) proponendo un approccio innovativo alla didattica.
  • DiGi scuola (2006/07) per avviare i docenti all'uso dei contenuti didattici digitali in classe e all’utilizzo della lavagna interattiva multimediale (in dotazione alle scuole che aderiscono alla formazione).


Se vogliamo partire dalle istituzioni per comprendere il dibattito e la reale fruizione dell’e-learning in Europa i dati sono chiari: l’Unione Europea aumenta ogni anno i suoi interventi e investimenti. Senza parlare poi della costante attenzione anche teorica nell’approfondire e precisare i target dell’insegnamento a distanza. In questo senso le risposte date da  Massimo Faggioli, responsabile della sezione Didattica e Formazione dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex “INDIRE”),  possono aprire nuovi orizzonti nella comprensione del fenomeno, non solo per capire le differenze e le peculiarità di quanto succede in Italia nel più ampio contesto europeo e globale, ma anche per individuare punti forti e difficoltà dell’utilizzo dell’e-learning sia in direzione formativa che nello specifico dell’istruzione italiana. Proprio le iniziative da parte delle istituzioni scolastiche indicate aprono un nuovo orizzonte di possibilità, e le ultime ricerche sembrano dimostrare come proprio dai docenti delle nostre scuole arrivi disponibilità attiva, non solo risposte affermative, nonostante le note difficoltà strutturali che le recenti azioni ministeriali tentano di dissipare.


L’Italia potrebbe accelerare questo processo visto il grande interesse europeo ed americano a riguardo?



L’attenzione dell’Unione alla dimensione pedagogica ed europea dell’e-learning sono evidenziati dalle soluzioni di continuità che hanno caratterizzato i programmi comunitari in questo campo: dapprima eEurope  fino al 2005, quindi i2010 initiative. Sottolineando poi la dimensione globale del fenomeno, anche l’OECD stesso, e l’ONU (in particolare l’UNESCO e WIPO) hanno supportato la “Open Learning initiative” su scala mondiale, conferendo alla conoscenze in ambito pedagogico un respiro su vasta scala, verso una pedagogia che sia realmente globale ed accessibile da tutti. Durante il Summit del 2001 vennero fissate tre linee guida fondamentali, da cui sono poi discese 10 raccomandazioni. Le linee guida: estendere le opportunità di istruzione, accelerare l’innovazione educativa e esplorare le possibilità di cooperazione tra settori pubblico e privato. Le 10 raccomandazioni: connettere ognuno in qualunque luogo; focalizzare la ricerca dell’e-learning sulla pedagogia, contenuti web e interfacce che siano di facile utilizzo; creare le condizioni per sostenere e un mercato commerciale per lo sviluppo dei contenuti di e-learning; aumentare i fondi per la formazione continua degli insegnanti, che vada di pari passo con l’introduzione di nuovi strumenti pedagogici; sviluppare modelli di valutazione e curriculari flessibili; espandere le comunità e-learning ed i forum; dare incentivi finanziari per promuovere l’avanzamento e la diffusione dell’e-learning; aumentare gli strumenti finanziari per supportare l’e-learning; esplorare il potenziale delle collaborazioni tra pubblico e privato. Quindi il secondo passo significativo, la Decisione del 2003 in cui tra gli “obiettivi del programma e-learning” compare “l’alfabetizzazione digitale come fattore non solo di coesione sociale ma anche di sviluppo personale”; tra i campi di intervento del programma viene poi citato il gemellaggio virtuale – e-twinning - come Azione per promuovere metodi di cooperazione innovativi ed il trasferimento di approcci pedagogici di qualità”. L’Italia, in ritardo rispetto ad altri paesi, come ad esempio la sempre all’avanguardia Finlandia e gli Stati Uniti, sta accelerando il proprio cammino per riallinearsi agli obiettivi di Lisbona. In particolare, “per il mercato USA sono state fatte previsioni di crescita da 10,3 Mld$ di mercato nel 2001 a 80,5 Mld$ nel 2006 a 212Mld$ nel 2011 (Forrester Research). Anche gli utenti del continente asiatico utilizzano in proporzione rapidamente crescente tecnologie di e-learning”. [fonte: wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/E-learning]. Cito solo alcune di queste esperienze significative:


Vittorie e sconfitte dell’e-learning in Italia?
I modelli di formazione in e-learning integrato per essere vincenti devono poter contare sulla figura dell’e-tutor. A questo ruolo sono legate molte contraddizioni, prima fra tutte quella di un profilo alto ma con scarso riconoscimento professionale. Al tutor competono, infatti, abilità di carattere pedagogico, comunicativo, organizzativo e sociale, dovendo fungere da unica interfaccia umana tra l’ambiente on line ed i corsisti. Il ruolo è sfaccettato ed i compiti che è chiamato a svolgere delicati e strategici. INDIRE sta sperimentando su alcuni progetti (si veda PuntoEdu Apprendimenti di Base, ad esempio) la formazione di un e-tutor esperto di contenuti che specializza la propria funzione da “semplice” facilitatore a cultore della materia. Questa rimane una sfida ancora aperta e da giocare, considerati i lunghi tempi di reallizzazione per raggiungere un numero significativo di e-tutor e, quindi, per formare numeri elevati di corsisti.
A fronte di ingenti investimenti , l’istituzione scuola in Italia come si sta movendo nei confronti delle nuove tecnologie e-learning?
La scuola è un’istituzione tendenzialmente conservatrice ed ha bisogno di tempi lunghi per abbattere le resistenze culturali in materia di innovazione ed ICT. Tuttavia sono numerosi i piani nazionali promossi dal Ministero della Pubblica Istruzione e realizzati con INDIRE per portare l’innovazione in classe, sia in termini di introduzione delle lavagne digitali, dell’utilizzo di contenuti didattici digitali e ambienti on line che non si sovrappongono a quelli reali. Sono convinto del fatto che ad una dotazione tecnologica, fortemente necessaria (molte scuole, soprattutto nel Sud, non dispongono di postazioni pc e collegamenti veloci alla rete) vada affiancata una formazione metodologico-didattica all’integrazione ed assorbimento delle ICT in aula.


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