giovedì 4 giugno 2015

Educazione 3.0. Ripensare l'educazione nella nuova società della conoscenza tra sviluppi tecnologici e nuovi individualismi


L' integrazione delle "nuove" tecnologie nel sistema scolastico ha portato a profondi cambiamenti, che hanno reso necessario ridefinire il ruolo stesso dell'educazione così come tradizionalmente concepita sino a poco tempo fa.

Nel suo testo "Amplifichiamoci. L'individualismo 3.0" Massimo Bartoccioli traccia un'analisi precisa di come il web inteso in quanto "rete" stia amplificando sempre di più le "nostre" capacità e le nostre possibilità cognitive. Nostre, perchè pur nella nostra individualità siamo sempre più interconnessi gli uni con gli altri, sopratutto grazie alle nuove possibilità offerte dal mobile.

La rete è un amplificatore di strumenti e di possibilità, aumenta la partecipazione e la voglia di dire la propria su ogni argomento: si vuole sempre più essere protagonisti con il proprio contributo individuale.
Se da un lato questa estensione del processo di partecipazione stimola "naturalmente" la creatività, dall'altro lato si pone il problema dell'autenticità e autorevolezza dei contributi, che possono essere resi tli solo grazie ad un costante processo di co-produzione e di continuo feedback collettivo (esempio ne sono le numerose opere di conoscenza collettiva, prima fra tutte, wikipedia).

Il processo di sviluppo della rete pare essere passato da un iniziale web 1.0 (dei contenuti) attraverso il web 2.0 (della partecipazione) verso un web 3.0 un nuovo modello tutto in costruzione che combina i contenuti con i processi sfruttando tutti i nuovi strumenti che si affacciano su di esso, quali aggregatori di dati, web semantico, e le nuove potenzialità offerte dalle intelligenze artificiali quali elementi di supporto e non di sostituzione.

Questo modello parrebbe essere in controtendenza con la domanda posta da Nicholas Carr nella sua opera "Internet ci rende stupidi?"Come la rete sta cambiando il nostro cervello", ovvero la rete è solo una possibilità, sta a noi coglierla e declinarla nel modo per noi più giusto. Un illimitato ed inedito accesso alla conoscenza globale dal lato può creare il pericolo di alienzione della conoscenza stessa, per chi non voglia possederne personalmente, dall'altro è una enorme e tutta nuova possibilità che ciascuno di noi ha per accedere a possibilità cognitive senza precedenti.

In quest'ultimo passaggio, per dirla con Marc Prensky, sta il pericolo nella differenza tra nativi digitali e immigrati digitali (quali il sottoscritto ad esempio). I Primi non colgono appieno la responsabilità cui sono chiamati, essendo immersi dalla nascita nel mondo digitale, mentre i secondi, avendo vissuto entrambe le fasi sono edotti sulle possibilità dei due sistemi e sono chiamati a tracciare la via per i primi. L'educazione 3.0 è un processo che va governato e orientato per non cadere nel pericolo di renderci tutti più stupidi.

Dobbiamo guardare ad una società della conoscenza dove non si rischi la mancata sedimentazione del buon senso nell'utilizzo di tuti questi nuovi strumenti. Non basta "infarcire" le scuole di dotazioni tecnologiche, bisogna insegnarle il valore, avere sempre attenzione ai processi che vi sottendono, tenendo sempre alta la guardia sulla relazioni interpersonali, che con queste nuove tecnologie rischiano di essere messe in secondo piano con l'avvento dei nuovi processi del sempre-e-ovunque.

La scuola d'altro canto, deve cercare di abbandonare il modello del docente quale unico depositario di una conoscenza statica e imperitura ma aprirsi alla conoscenza collettiva che si implementa sulla base delle nuove scoperte e contributi anche tra pari.

Queste sono logiche che interessano l'intero sistema, coglierle ci permetterà di essere un paese migliore, altrimenti saremo unicamente destinati al fallimento. L'innovazione non è necessariamente figlia del progresso a senso unico, molte invenzioni e scoperte del passato ci hanno fatto retrocedere perchè non interpretate nel modo giusto (basti pensare all'utilizo dell'energia nucleare per la costruzione di bombe atomiche). Adesso, almeno dal punto di vista delle conoscenze di partenza, abbiamo tutti gli strumenti utili per "settare" questo cambiamento nel migliore dei modi, e solo il tempo ci potrà dire in quale direzione stiamo andando, perchè in questo campo, risulta difficile fare inferenze.

Fonte: (1)

mercoledì 3 giugno 2015

Vook : Read and watch it

Siamo tutti a conoscenza di cosa sia un libro, vale a dire un insieme di fogli di carta sui quali sono stampate le parole più rappresentative,  più offensivi, più immorali  ..insomma tutte le parole che usiamo per comunicare.
Siamo quasi tutti a conoscenza di cosa sia un eBook, ossia  il corrispettivo digitale di un libro: i contenuti scritti su carta vengono digitalizzati e trasformati in file ad hoc che successivamente sono caricati su vari supporti come pc, reader  o smart phone per poi permettere agli elettori digitali di "sfogliare le pagine" come con dei libri cartacei.
Inoltre la TV, un elemento del nostro immaginario collettivo, che conosciamo tutti, e cioè quella scatola che magicamente fornisce immagini in movimento e che esemplifica facilmente al nostro cervello il complesso meccanismo della strutturazione delle immagini e delle relative situazioni.


Ma che differenza c'è tra libro e televisione ?
Ciò che distingue il libro, in carta o digitalizzato, e la Tv consiste nella capacità di immaginazione del primo elemento: il lettore con la lettura crea dei personaggi, dei luoghi, delle voci e dei suoni al contrario la TV fornisce direttamente una versione della storia già completa di tutto. Inoltre bisogna considerare un altro dettaglio fondamentale che differenzia un libro rispetto alla televisione o al cinema, vale a dire che mentre la lettura è personalizzata in base al cervello che la elabora, lo schermo trasmette informazioni che noi, con il nostro database biologico, potremmo non avere incamerate, come ad esempio paesaggi di posti in cui "non abbiamo mai messo piede".

Perchè divagare sui libri, sulla televisione e sugli eBook?
In un mondo sempre più informatizzato, caratterizzato da informazioni "twitterate" e coincise, volto sempre meno alla riflessione e alla dimensione creativa dell'utente, l'imprenditore americano Bradley Inman ha creato vook, un ibrido caratterizzato da libri, ebook e video insieme in un unico supporto multimediale che non solo permette all'utente di mescolare testo e video creando una nuova esperienza d'immaginazione tramite lettura, ma rende possibile anche restare costantemente in contatto con l’autore del libro e con i lettori in un unico luogo, senza dover passare tra diversi siti web e applicazioni. Vook ha in sintesi creato un nuovo approccio di editoria digitale che usufruisce della tecnologia e dei dati per permette agli autori di pubblicare in minor tempo, più intelligentemente e mantenere il controllo creativo e finanziario del proprio lavoro.

Di seguito il video spiegherà nel dettaglio il meccanismo della piattaforma Vook, dal motto "read and watch it".

http://tflearners.blogspot.it/search?updated-max=2015-06-01T11:27:00-07:00&max-results=7&start=7&by-date=false


 
 
 
 
 
A cura di
Charlie R.

L'apprendimento è una conversazione. Le nuove frontiere dell' E-Learning 2.0

Blog, podcast, wiki..... MOOCS (Massive Open Online Courses), in una espressione, la massimizzazione della potenza del web 2.0 (e c'è già chi azzarda 3.0) applicata ai processi di apprendimento pare stia rivoluzionando sempre di più il nostro modo di apprendere al di fuori delle classiche aule e dei contesti tradizionali: siamo arrivati senza neanche troppo accorgercene verso l'e-learning 2.0.

Questo nuovo modello, ben descitto da Stephen Downes ( componente del National Research Council of Canada) in un articolo sulla rivista scientifica eLearn, si sta affermando sempre di più in tutti i contesti didattici più aperti all'innovazione e pare che la tendenza sia, a partire da un sostanziale affiancamento, nella direzione di una sostituzione di questo modello con quello dell'apprendimento tradizionale e dell' e-learning 1.0 basato principalmente su piattaforme di apprendimento a distanza FAD e semplice fruizione online di contenuti progettati per essere off-line.

Gli stessi studenti che curano il blog che state visitando in questo momento, hanno potuto fruire delle possibilità offerte da questo modello, come ad esempio la flipped-classroom, un modello di apprendimento ad alta innovazione che si basa sull'inversione del processo di apprendimento dall'aula verso il singolo, concentrando gli sforzi sul singolo e sulla validazione collettiva di quanto appreso singolarmente in successivi momenti d'aula.

Queste nuove metodologie, in pieno spirito "Cluetrain Manifesto" (Un manifesto di pensiero che ipotizza che i mercati, ma più in generale le relazioni umane, siano conversazioni) partono dall'assunto che l'apprendimento trae giovamento dal costante confronto orizzantale tra i componenti di un medesimo processo di apprendimento.

I fruitori-autori di queste metodologie apprezzano il costante apporto che gli altri componenti del gruppo possono portare al processo di apprendimento collettivo.
Spazio e tempo perdono importanza. Non importa dove si sia, grazie al costante accesso anche mobile, l'apprendimento avviene ovunque e spesso attraversando anche al rigida organizzazione della giornata che abbiamo sin'oggi imposto a noi stessi: ogni momento è buono per costruire una ulteriore parte della propria conoscenza.

Il sapere viene così messo in un continuo ciclo che si autoalimenta dei contributi di tutti.
Questo modello, che spesso risulta essere l'unica possibilità per chi, fuori dai circuiti tradizionali della formazione, riesce a trovare il luogo-tempo idoneo per formarsi, sembra assurgere a modello che trova la sua massima espressione nelle moderne generazioni, sempre più capaci di "dialogare" con i nuovi contenuti e che si trovano a proprio agio con questa nuova modalità, molto simile per certi versi, alla propria innata modalità appunto di comunicare.

Sicuramente in quanto modello nuovo, esso porrà nuove sfide che meritano tutta la nostra attenzione, ma come ha già ben dimostrato ad esempio Wikipedia (la nota wiki-enciclopedia frutto di collaborazione multiutente) la conoscenza appartiene all'umanità, e questa umanità ha sempre più sete di sapere, ed adesso c'è modo di dissetare tutti con maggiore facilità ed efficienza.


Fonti: (1) (2)

Italia VS e-learning



Oltre oceano e nei paesi a forte influenza anglosassone e maggiormente devoti all’utilizzo di nuove tecnologie, i corsi di formazione in modalità e-learning sono molto diffusi. Le offerte formative di questo tipo di e-learning non si fermano solo a semplici corsi di formazione; infatti, troviamo addirittura corsi di laurea svolti completamente on-line.
Il business in alcuni paesi sta crescendo e ci sono siti che arrivano ad offrire oltre 700 corsi di formazione da seguire comodamente on-line. Dai corsi di matematica a quelli per acquisire competenze informatiche a quelli per le conoscenze di business di base.


L’Italia quanto sta scommettendo sull’e-Learning?


  • PSTD (1997/2000), per l’introduzione di dotazioni hardware nella scuola e assistenza metodologica per il loro inserimento nella classe
  • Piano ForTIC 1 (2002/2005) e ForTIC 2 (2006/2008) per l’alfabetizzazione informatica dei docenti (moduli ecdl) e metodologica
  • Apprendere Digitale (2005/06) per l’integrazione dei contenuti digitali a supporto della didattica
  • Apprendimenti di Base (2005/06) per colmare le lacune individuate dall’indagine Ocse-Pisa nelle discipline di base (italiano, matematica e scienze) proponendo un approccio innovativo alla didattica.
  • DiGi scuola (2006/07) per avviare i docenti all'uso dei contenuti didattici digitali in classe e all’utilizzo della lavagna interattiva multimediale (in dotazione alle scuole che aderiscono alla formazione).


Se vogliamo partire dalle istituzioni per comprendere il dibattito e la reale fruizione dell’e-learning in Europa i dati sono chiari: l’Unione Europea aumenta ogni anno i suoi interventi e investimenti. Senza parlare poi della costante attenzione anche teorica nell’approfondire e precisare i target dell’insegnamento a distanza. In questo senso le risposte date da  Massimo Faggioli, responsabile della sezione Didattica e Formazione dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex “INDIRE”),  possono aprire nuovi orizzonti nella comprensione del fenomeno, non solo per capire le differenze e le peculiarità di quanto succede in Italia nel più ampio contesto europeo e globale, ma anche per individuare punti forti e difficoltà dell’utilizzo dell’e-learning sia in direzione formativa che nello specifico dell’istruzione italiana. Proprio le iniziative da parte delle istituzioni scolastiche indicate aprono un nuovo orizzonte di possibilità, e le ultime ricerche sembrano dimostrare come proprio dai docenti delle nostre scuole arrivi disponibilità attiva, non solo risposte affermative, nonostante le note difficoltà strutturali che le recenti azioni ministeriali tentano di dissipare.


L’Italia potrebbe accelerare questo processo visto il grande interesse europeo ed americano a riguardo?



L’attenzione dell’Unione alla dimensione pedagogica ed europea dell’e-learning sono evidenziati dalle soluzioni di continuità che hanno caratterizzato i programmi comunitari in questo campo: dapprima eEurope  fino al 2005, quindi i2010 initiative. Sottolineando poi la dimensione globale del fenomeno, anche l’OECD stesso, e l’ONU (in particolare l’UNESCO e WIPO) hanno supportato la “Open Learning initiative” su scala mondiale, conferendo alla conoscenze in ambito pedagogico un respiro su vasta scala, verso una pedagogia che sia realmente globale ed accessibile da tutti. Durante il Summit del 2001 vennero fissate tre linee guida fondamentali, da cui sono poi discese 10 raccomandazioni. Le linee guida: estendere le opportunità di istruzione, accelerare l’innovazione educativa e esplorare le possibilità di cooperazione tra settori pubblico e privato. Le 10 raccomandazioni: connettere ognuno in qualunque luogo; focalizzare la ricerca dell’e-learning sulla pedagogia, contenuti web e interfacce che siano di facile utilizzo; creare le condizioni per sostenere e un mercato commerciale per lo sviluppo dei contenuti di e-learning; aumentare i fondi per la formazione continua degli insegnanti, che vada di pari passo con l’introduzione di nuovi strumenti pedagogici; sviluppare modelli di valutazione e curriculari flessibili; espandere le comunità e-learning ed i forum; dare incentivi finanziari per promuovere l’avanzamento e la diffusione dell’e-learning; aumentare gli strumenti finanziari per supportare l’e-learning; esplorare il potenziale delle collaborazioni tra pubblico e privato. Quindi il secondo passo significativo, la Decisione del 2003 in cui tra gli “obiettivi del programma e-learning” compare “l’alfabetizzazione digitale come fattore non solo di coesione sociale ma anche di sviluppo personale”; tra i campi di intervento del programma viene poi citato il gemellaggio virtuale – e-twinning - come Azione per promuovere metodi di cooperazione innovativi ed il trasferimento di approcci pedagogici di qualità”. L’Italia, in ritardo rispetto ad altri paesi, come ad esempio la sempre all’avanguardia Finlandia e gli Stati Uniti, sta accelerando il proprio cammino per riallinearsi agli obiettivi di Lisbona. In particolare, “per il mercato USA sono state fatte previsioni di crescita da 10,3 Mld$ di mercato nel 2001 a 80,5 Mld$ nel 2006 a 212Mld$ nel 2011 (Forrester Research). Anche gli utenti del continente asiatico utilizzano in proporzione rapidamente crescente tecnologie di e-learning”. [fonte: wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/E-learning]. Cito solo alcune di queste esperienze significative:


Vittorie e sconfitte dell’e-learning in Italia?
I modelli di formazione in e-learning integrato per essere vincenti devono poter contare sulla figura dell’e-tutor. A questo ruolo sono legate molte contraddizioni, prima fra tutte quella di un profilo alto ma con scarso riconoscimento professionale. Al tutor competono, infatti, abilità di carattere pedagogico, comunicativo, organizzativo e sociale, dovendo fungere da unica interfaccia umana tra l’ambiente on line ed i corsisti. Il ruolo è sfaccettato ed i compiti che è chiamato a svolgere delicati e strategici. INDIRE sta sperimentando su alcuni progetti (si veda PuntoEdu Apprendimenti di Base, ad esempio) la formazione di un e-tutor esperto di contenuti che specializza la propria funzione da “semplice” facilitatore a cultore della materia. Questa rimane una sfida ancora aperta e da giocare, considerati i lunghi tempi di reallizzazione per raggiungere un numero significativo di e-tutor e, quindi, per formare numeri elevati di corsisti.
A fronte di ingenti investimenti , l’istituzione scuola in Italia come si sta movendo nei confronti delle nuove tecnologie e-learning?
La scuola è un’istituzione tendenzialmente conservatrice ed ha bisogno di tempi lunghi per abbattere le resistenze culturali in materia di innovazione ed ICT. Tuttavia sono numerosi i piani nazionali promossi dal Ministero della Pubblica Istruzione e realizzati con INDIRE per portare l’innovazione in classe, sia in termini di introduzione delle lavagne digitali, dell’utilizzo di contenuti didattici digitali e ambienti on line che non si sovrappongono a quelli reali. Sono convinto del fatto che ad una dotazione tecnologica, fortemente necessaria (molte scuole, soprattutto nel Sud, non dispongono di postazioni pc e collegamenti veloci alla rete) vada affiancata una formazione metodologico-didattica all’integrazione ed assorbimento delle ICT in aula.


eSpark app




 Espark Learning è Startup con sede a Chicago, che fondatore e CEO David Vinca descrive come "Pandora per le applicazioni di educazione”.
Oltre al suo rilancio, Espark ha anche annunciato di aver assunto per 5 anni Luke Shepard (veterano di facebook)come nuovo CTO. Shepard è meglio conosciuto per aver guidato la piattaforma mobile (o "platmobile"), e per aver creato Facebook Connect, nonché il protocollo OAuth 2.0.

Lo spazio "EdTech" si sta evolvendo nel creare giochi e applicazioni per cellulari effettuare il passaggio. Il recente aumento degli investimenti pubblici nelle tecnologie dell'istruzione ha iniziato a portare grandi cambiamenti . Di conseguenza, Shepard ha più opzioni oggi rispetto a quando ha iniziato a lavorare a Facebook. Quindi, perché Espark?

Perché è un problema più difficile, dice. Meno soldi stanziati verso la tecnologia, un maggiore controllo della sua integrazione, Shepard prensa che c'è più di una possibilità di fare la differenza in classi primarie nelle scuole pubbliche.

Oltre a ciò, Shepard ha una certa esperienza con il mobile ha aiutato a costruire la piattaforma mobile di Facebook e ha lavorato con gli sviluppatori su come utilizzare e sfruttare l'ampiezza della sua piattaforma per una migliore distribuzione .

Espark:"Per ora, lavoriamo per lo più con le applicazioni iPad perché è lì che il miglior contenuto è, ma anche utilizzare i contenuti web-based, podcast, in fondo quello che funziona meglio in aula", ha detto Shepard. E lui vuole aiutare gli sviluppatori costruiscono i migliori contenuti educativi a trovare una più ampia distribuzione, così come la sua squadra ha fatto Facebook.

Ma prima di andare avanti, che cosa è che Espark fa effettivamente? Le scuole primarie (e genitori) stanno adottando iPads. Così, Espark sta lavorando con più di 3.000 applicazioni di apprendimento (cioè eBook, applicazioni iOS, applicazioni web utilizzabili su iOS, video didattici e canzoni), curando quelle applicazioni in profili di apprendimento personalizzati e playlist per gli studenti in base alle loro esigenze individuali.

Nel mese di marzo, il CEO di Apple Tim Cook ha detto agli azionisti che la società ha venduto "più di due iPad per ogni Mac a 120000 clienti negli Stati Uniti" e il distretto scolastico di San Diego ha acquistato 10.000 iPads a marzo, per esempio, con l'intenzione di acquistarne di più .

Di conseguenza, il numero e la qualità delle applicazioni di formazione su iOS è in rapida crescita.
Gli studenti logati a Espark attraverso la sua applicazione iPad, dove hanno accesso a una playlist personalizzata che il CEO dice si sviluppa attraverso una combinazione di curation e dati umani scientifici.Ha avviato un banco di lavoro con insegnanti , che Shepard dice sono coinvolti in tutte le discussioni che riguardano il prodotto e contribuiscono a guidare il processo di curation.
Finora l'apprendimento degli studenti con  Espark è da due a cinque volte il tipico ritmo di apprendimento.
La startup è attualmente in 70 scuole in 12 stati ed è stata l'acquisizione di nuovi clienti soprattutto attraverso il passaparola, con scuole partner esistenti per condividere l’esperienza con altri distretti locali. Il prezzo attualmente è di 54 dollari per studente, per anno.

Espark prevede di dedicare il suo nuovo finanziamento per per reclutare altri insegnanti ed esperti curatori, così come ridisegnare e potenziare la sua interfaccia utente.


CodeAccademy



Codecademy è una piattaforma interattiva online, che offre corsi gratuiti di codifica in 8 diversi linguaggi di programmazione, tra cui Python, PHP, jQuery, JavaScript, AngularJS, e Ruby, così come linguaggi di markup HTML e CSS.A partire da gennaio 2014, il sito ha avuto oltre 24 milioni di utenti che hanno completato oltre 100 milioni di esercizi. Il sito ha ricevuto recensioni positive da molti blog e siti web, tra cui il New York Times e TechCrunch. 


Ogni utente ha il proprio profilo. Per motivare gli utenti a partecipare, il sito offre feedback, badge per completare gli esercizi, oltre a una funzione che tiene traccia del punteggio totale e totale giorno. Ci sono anche gossari CSS e HTML disponibili all'interno di ogni esercitazione.Il sito permette a chiunque di creare e pubblicare un nuovo corso utilizzando lo strumento "Corso Creatore" .
Codecademy fornisce anche un forum dove gli appassionati, principianti e programmatori avanzati possono incontrarsi e aiutarsi a vicenda. Per alcuni corsi, ci sono "sandbox" dove gli utenti possono testare il loro codice. Ci sono quattro temi principali: Web (HTML, CSS, JavaScript e PHP), Ruby, Python, ecc. Alla Science Education Computer Week tenutasi a dicembre 2013 Codecademy ha lanciato il suo primo app iOS chiamato "Hour of Code". L'applicazione si focalizza sulle basi di programmazione, tra cui lo stesso contenuto dal sito web, ed è rivolto a chi vuole imparare a programmare in modo divertente e in movimento. Codecademy è stata fondata nell'agosto 2011 da Zach Sims e Ryan Bubinski .Sims abbandonò la Columbia University per concentrarsi sul lancio di una "joint venture" , e Bubinski invece si è laureato alla Columbia nel 2011.L'azienda , con sede a New York City , ha fatturato 2,5 milioni di dollari nel mese di ottobre 2011 e 10 milioni di dollari nel giugno 2012.